Gli industriali dell'arte bianca.
Ecco gli imprenditori che, attraverso i loro pastifici, hanno dato un contributo significativo allo sviluppo dell'economia locale fino agli anni Settanta.
In alto a destra: G.Voiello, al suo fianco Vitagliano, seduto al centro Bonifacio.
Antonio Dati (1828-1910) -
Fondò il primo molino rudimentale a mola con due palmenti nel 1848. Uomo di grande intelligenza e tenace volontà, riuscì dopo circa trent"anni a far costruire un molino a cilindri azionato a vapore, che produceva, nel 1882, 80 quintali di sfarinati al giorno. Dopo la sua morte, avvenuta il 10 agosto 1910, subentrò nella gestione del molino la figlia Anna, vedova del dott. Francesco Gallo, coadiuvata dai figli Antonio e Francesco. L"attività del molino cessò nel 1960, periodo di estrema crisi per l'arte bianca torrese.
Domenico Orsini - Anch'egli incominciò, nel 1849, la sua attività con il sistema rudimentale di molitura del grano. Quando ebbe la possibilità di mettersi in società con il cav. Podestà, direttore della Banca Commerciale di Torre, potè trasformare la sua attività, nel 1881, in via Oplonti, in un complesso industriale, creando il primo molino a cilindri. Il molino Orsini cessò l"attività nel 1920. Domenico Orsini era il padre dell"avv. Federico, nonno della scrittrice Maria Orsini Natale.
Gaetano Fabbrocino (1852-1906)- Era figlio di laboriosi artigiani, che gli insegnarono i segreti e la tecnica per la produzione delle paste alimentari. Giovanissimo, mostrò grande sagacia e avvedutezza nel commercio, che gli procurarono i mezzi per fondare un grande pastificio in via Mazzini. Morì prematuramente all"età di 58 anni. La gestione passò ai suoi eredi. Nel 1948 il pastificio Fabbrocino costituì la Società con il signor Racconto, un commerciante di Poggiomarino, cambiando la denominazione sociale in "Fabbrocino & Racconto".
Stabilimento F. Scafa & c.
Negli anni '60 l'attività fu trasferita a Scafati in via Martiri d'Ungheria, dove cessò nel 1976.Francesco Scafa nel 1884, con i soci Agostino La Rana, Silvestro Iovine, ed i fratelli Luigi e Francesco Foglia Manzillo, con un capitale di solo 100.000 lire, fondò uno dei più grandi complessi industriali del Meridione in via Vittorio Emanuele. Il pastificio produceva duecento quintali di paste alimentari al giorno. Nel 1913 fu dichiarato il suo fallimento.
Annibale Fienga - Ricco industriale, si trasferì a Torre Annunziata acquistando prima in contrada Bottaro il molino Casa 28, dove fece costruire adiacente al esso una centralina elettrica la cui turbina era azionata dal salto dell"acqua del canale Sarno. Successivamente acquistò anche il molino della Corsea, che si trovava nell'attuale Piazza Matteotti. L'impianto fu venduto alla famiglia Di Nola nel 1930, rimanendo in piena attività fino all"inizio della seconda guerra mondiale. Nel 1943 fu distrutto dai tedeschi.
Ignazio Ciniglio (1851-1902)- Fu il fondatore di un grande complesso industriale nel 1870, con una produzione giornaliera di 350 quintali di sfarinati e di 185 di paste alimentari al giorno. Alla sua immatura morte, la gestione dell"attività passò ai figli Alfonso ed Antonio. Il molino Ciniglio nel 1950 rimase inattivo per la crisi dell"arte bianca, che ebbe inizio proprio allora. In seguito, nel 1957, venne acquistato dal commendatore Felicio Foglia Manzillo, che riprese e continuò la produzione fino al 1975.
Pietro Farro Sarnacchiaro iniziò la lavorazione delle paste alimentari nel 1882 in via Supportico del Vento. Successivamente si trasferì in via Vesuvio dove iniziò una produzione molto apprezzata. Nel 1900 meritò il Gran Premio all"Esposizione Alimentare di Parigi e, nel 1913, la medaglia d"oro all"Esposizione di Padova.
L"attività di tale premiato pastificio cessò nel 1930, anno in cui ci fu un"altra crisi commerciale.
Salvatore Gallo - Il 17 aprile del 1895, Salvatore Gallo, con la moglie Anna Carotenuto, iniziò l'attività commerciale, gestendo un piccolo pastificio in Via Oplonti. Essendo molto intelligente e scaltro negli affari riuscì a fare grossi progressi in tale attività, tanto che dovette trasferirsi in altri più ampi locali in via Giardini, via Sambuco e via Fortuna. Salvatore Gallo fu un vero industriale lungimirante ed accorto e, come tale, reimpiegava gli utili dell"azienda, acquistando macchinari per l"ammodernamento e l"ampliamento degli impianti per la produzione della pasta. I coniugi Gallo furono validamente coadiuvati dalla figlia Maria, che contribuì alla prosperità ed al continuo sviluppo dell'azienda paterna. I prodotti Gallo ebbero un grande successo sul mercato degli Stati Uniti ed a Trieste, che allora faceva parte dell"Impero Austro-Ungarico. Il grande sviluppo nella produzione fece decidere alla famiglia Gallo, nel 1910, di fondare in via Gioacchinopoli, attuale via Vittorio Veneto, un grandioso molino, con annesso pastificio. Il 24 febbraio del 1919, Salvatore Gallo, uno dei più grandi industriali torresi, morì precocemente all"età di 54 anni. L'attività della rinomata azienda fu continuata sotto l'energica direzione della moglie Anna. La ventenne figlia Maria, convolata in matrimonio con l"imprenditore Felicio Foglia Manzillo, affidò al marito l"amministrazione della società.
L"azienda raggiunse il massimo sviluppo, diventando uno dei più importanti complessi industriali di Torre e dell"Italia Meridionale. Tale azienda veniva chiamata da tutti 'O Mulìno 'e Cutignièllo. Nel 1971, il sindaco di Torre, Luigi Matrone, accompagnato dalla giunta comunale, esibendo un vistoso nastro tricolore avvolto alla vita, requisì il complesso industriale Gallo che viveva una crisi profonda. Fu solo una plateale esibizione dimostrativa, con l"illusione di esercitare pressione presso le autorità di Governo perché intervenissero ed assicurassero la ripresa lavorativa. Fu solamente una velleitaria rimostranza miseramente naufragata. Se i politici ed i sindacalisti locali dell"epoca avessero avuto più cultura amministrativa e lungimiranza, avrebbero potuto creare una cooperativa operaia. Poi, con l"appoggio del Comune di Torre come garante, avrebbero potuto usufruire di un finanziamento dalla Cassa per il Mezzogiorno e salvaguardare così quel grande patrimonio dell"arte bianca. Assicurando, così, un sicuro ed onesto avvenire al popolo torrese.
Altri industriali
Contribuirono al grande sviluppo dell'arte bianca nel periodo aureo, cioè dal 1880 agli inizi del 1900, anche altri industriali: Aniello Pagano (1864-1938); Manzo Michele (1865-1920); Salvatore Manzillo (1890-1930), tutti e tre al corso Umberto I; Antonio Iennaco (1878-1925); Giordano & Lettieri (1880-1954); Giovanni Russo (1880-1953) in via Fontanelle, attuale via Murat; Monaco & C. (1883-1958) in via Vesuvio; Luigi Pinto (1890-1938) in via Mazzini; Fratelli Tonno (1889-1940).
(Per gentile concessione: Torresette - autore:Antonio Giordano)