L'organizzazione postale di Gioacchino Murat
Pistola per procaccia e postiglioni per difendere se stessi e i valori trasportati dai banditi che infestavano le strade percorse dalle diligenze postali.(sec. XIX)
Borsa in cuoio per corrispondenza.
Murat, fu uno degli artefici dello sviluppo dei servizi postali nel Regno di Napoli. Con la legge 315 del 11/05/1809 ne decretava l'organizzazione, con la 316 le tariffe e con la 317 e 318 stabiliva che l'invio della posta a determinate persone (Sindaci, Arcivescovi, Generali ecc.) godesse di franchigia.
La citata legge 315 descrive dettagliatamente come dovevano vestirsi i dipendenti postali: "Tutti questi funzionari e impiegati avranno una veste ed un calzone bianco con bottone di metallo dorato, ornato delle nostre armi e colla legenda Poste reali delle due Sicilie; cappello alla francese con una ciappa in oro ed in argento. Essi avranno la spada o la sciabola.
I maestri di posta porteranno un abito di colore amaranto con galloni in oro al collare, alle paramaniche, alle sacche ed alle bottoniere del petto. Essi avranno ancora una cornetta ricamata su ciascuna delle due punte del collare.
I postiglioni e portalettere avranno una veste di panno amaranto con gallone in oro; e sopra il braccio sinistro porteranno il nostro scudo reale."
Le distanze furono attentamente calcolate con l'invio in tutto il Regno di esperti cartografi, i quali stabilirono di riassumerle in quattro "raggi", con partenza da Napoli.
Con decreto del 07/05/1810, la tassa del trasporto delle lettere fu stabilita in base alla distanza ed al numero dei fogli.